Esplorando il Design Thinking: Il Ruolo Chiave del Facilitatore

La facilitazione svolge un ruolo cruciale nelle attività di design thinking.

Il design thinking è un approccio al problem solving e all'innovazione che si basa sull'empatia, sulla collaborazione e sulla creatività. Si dimostra particolarmente utile per risolvere le questioni difficili, rendere produttive le riunioni, allineare i team.

1 - Come si sviluppa il Design Thinking

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Il processo di design thinking è chiaro e semplice e si può suddividere in cinque step principali:

  1. Empatia (Empathize): in questa fase, il focus è sull'acquisizione di una comprensione profonda su quello che vogliamo risolvere. Entrare in empatia indagando i bisogni, i desideri e le sfide degli individui o utenti.
  2. Definizione (Define): una volta compreso bene il contesto del problema, si passa a definire chiaramente obiettivi e vincoli. Questa fase richiede di sintetizzare i dati raccolti durante la fase di empatia per identificare i punti critici e le opportunità.
  3. Idea (Ideate): dopo aver raccolto tutte le informazioni e chiarito diversi aspetti, il team si dedica alla generazione di idee. Si incoraggia la produzione di un ampio ventaglio di soluzioni creative e innovative, spingendo al di là delle soluzioni convenzionali. Le tecniche comuni utilizzate includono il brainstorming, il mind mapping e l'utilizzo di post-it.
  4. Prototipazione (Prototype): dopo aver generato una serie di idee, si selezionano alcune di esse per sviluppare dei prototipi tangibili. Lo scopo è testare in modo rapido e a basso costo le idee per raccogliere feedback e migliorare le soluzioni trovate.
  5. Test (Test): in questa fase, i prototipi vengono testati e si traggono conclusioni. L'obiettivo è valutare come utenti reali interagiscono con il prototipo e se le soluzioni proposte soddisfano i loro bisogni e desideri. Questa fase e parte di un processo interattivo: va avanti finché non si sarà trovata la soluzione che supera i test.

Queste fasi possono variare leggermente a seconda delle esigenze e del contesto. Ecco perché la figura del facilitatore è la chiave per il successo del processo. 

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2 - facilitatore: Chi è e cosa fa

Il facilitatore è la persona (figura professionale) che progetta e guida il workshop, aiutando il team a comprendere gli obiettivi e a raggiungerli, suggerendo flussi, strumenti, esercizi e tempistiche.

La caratteristica principale è la capacità di unire il team. Un team unito guadagna autonomia portando a scelte sempre più consapevoli, allineate e indipendenti. Durante il processo si assiste alla creazione di team ad alto rendimento.

Il team ad alto rendimento è in grado di performare senza una costante supervisione e presenta la capacità di prendere decisioni e risolvere problemi in modo autonomo, rapido e efficiente.

Ecco alcuni dei principali ruoli che un facilitatore svolge durante le attività di design thinking:

  • Guida il processo: il facilitatore è responsabile di guidare il team attraverso le fasi del design thinking, che di solito includono definizione del problema, ricerca, ideazione, prototipazione e test. Aiuta a stabilire obiettivi chiari per ciascuna fase e a mantenere il team focalizzato su di essi.
  • Analizza e organizza il flusso (flow) di lavoro: raccoglie le richiesta dal responsabile del progetto e con lui si confronta per la comprensione degli obiettivi e definisce l'agenda della giornata.
  • Fornisce strumenti e metodologie: il facilitatore è esperto nelle metodologie del design thinking e fornisce al team gli strumenti necessari per condurre le attività in modo efficace. Scegli le tecniche, i tool, gli strumenti, gli esercizi, e le analisi da seguire.

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  • Promuove l'empatia: uno dei pilastri del design thinking è l'empatia, cioè la comprensione profonda dei bisogni e dei desideri degli utenti. Il facilitatore incoraggia il team a mettersi nei panni degli utenti e a condurre ricerche per raccogliere informazioni rilevanti.
  • Favorisce la collaborazione: il facilitatore crea un ambiente in cui tutti i membri del team si sentono coinvolti e in cui le diverse prospettive vengono valorizzate. Promuove la collaborazione, l'ascolto attivo e la condivisione di idee.
  • Gestisce il tempo e le risorse: il facilitatore è responsabile di gestire il tempo delle sessioni di design thinking in modo efficiente e di assicurarsi che siano disponibili le risorse necessarie, come materiali per la prototipazione.
  • Sostiene la generazione di idee creative: il design thinking incoraggia la generazione di idee innovative. Il facilitatore crea un ambiente in cui il team si sente libero di esplorare idee non convenzionali e di pensare al di fuori dagli schemi.
  • Si accerta di dare voce a tutti, aiutando nell’espressione, stimolando i silenziosi e arginando i prolissi.
  • Gestisce i conflitti e la negatività agendo nella complessità dei comportamenti e del linguaggio.
  • Stimola il pensiero ponendo le giuste domande: il facilitatore sta attento a quello che non è stato detto e usa le parole chiave per affinare le riflessioni.
  • Valuta e riflette: alla fine di ciascuna fase del processo, il facilitatore guida il team nell'analizzare i risultati, riflettere sulle lezioni apprese e pianificare il passaggio alla fase successiva.
  • Mantiene una visione d’insieme rimanendo sempre neutro: ciò permette di agire come ponte tra le persone, aumentando l’apertura e l’espressione del team.

In definitiva la presenza del facilitatore è fondamentale per assicurare che il processo di design thinking sia strutturato, ben gestito e produttivo. La presenza di un facilitatore può significare fare più cose in meno tempo. Uno degli esempi più interessanti e concreti di design thinking che realizziamo in MOMA è quello legato al LEGO® SERIOUS PLAY®, clicca e scopri subito di cosa stiamo parlando!

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cri copia Daria Donadoni